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THC negli alimenti

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Limite THC negli alimenti

L’Istituto Superiore di Sanità con Prot. 0020675 del 18/05/2017 ha dato il suo parere riguardante i limiti massimi di tetraidrocannabinolo (THC) ammessi negli alimenti quale misura al fine della gestione dei rischi di esposizione.

Nel Prot. 0020675 del 18/05/2017 si legge quanto segue:

In riferimento alla richiesta di esprimere un parere per la fissazione di un limite soglia di tetraidrocannabinolo negli alimenti contenenti la pianta del genere Cannabis, si precisa quanto segue.

La cannabis contiene il principio attivo A9-tetraidrocannabinolo (THC) che è inserito nella tabella 1 del testo aggiornato del DPR 9 Ott. 1990 n. 309 GU del 15/3/2006. Questo comporta che in base all’art. 17 chiunque intenda produrre, fabbricare e impiegare tali sostanze deve chiedere l’autorizzazione al Ministero della Salute e sottostare agli adempimenti richiesti nei successivi articoli.

Il THC è un composto che, oltre ad agire come sostanza psicotropa, svolge la sua attività agendo su recettori specifici del sistema nervoso centrale, di quello immunitario e riproduttivo. Dall’esame della letteratura risulta che una dose orale di 10 mg è la quantità più bassa che influenza un soggetto sensibile, mentre una quantità di 15-20 mg produce effetti nella maggior parte degli individui.

La reazione avversa più sensibile in seguito a somministrazione orale che è stata osservata nell’uomo è in relazione a capacità comportamentali come fermezza in piedi, coordinazione mano-occhio, tempo di reazione, test numerici.

In uno studio (Cheser et al. 1990) condotto su giovani adulti è stata stabilita un’assunzione giornaliera tollerabile di 6 mcg/kg di peso corporeo/die, nel 1997 invece l’Istituto Federale per la Valutazione del Rischio( BfR ex Bgw) ha calcolato tale assunzione pan alla quantità di 1-2 mcg/kg di peso corporeo/die. L’Autorità sugli Alimenti dell’Australia e Nuova Zelanda, nel considerare l’uso industriale della canapa come Novel Food (Application A360), ha tenuto conto dell’assunzione giornaliera tollerabile di 6 mcg/kg di peso corporeo/die per proporre dei limiti massimi ammissibili di THC in alcuni alimenti: 5 mg/kg per semi e farine, 10 mg/kg per l’olio, 0.2 mg/kg per le bevande e 0.2 mg/kg per le altre tipologie di alimenti.

Anche la Germania, seguendo le indicazioni del suo Istituto Federale, ha posto dei limiti prendendo a riferimento la quantità tollerabile di assunzione di 1-2 mcg/kg di peso corporeo/die per bevande alcoliche e non (0.005 mg/kg), per l’olio (5 mg/kg/ ) e per altri tipi di alimenti (0.15 mg/kg).

Quantità massime ammissibili di THC

In base ai consumi giornalieri della popolazione italiana, resi noti dall’EFSA e rielaborati in base a dati forniti dall’INRAN (Concise European Food Consumption Database in Exposure Assessment marzo 2008), si possono formulare delle indicazioni sulla quantità massime ammissibili di THC che potrebbero essere stabilite per alcune categorie di alimenti contenenti canapa. Non essendo disponibili altri dati relativamente alla dose tollerabile giornaliera per l’uomo si potrebbero prendere a riferimento i valori utilizzati dalla Germania che sono molto più prudenziali.

Prendendo, per ulteriore precauzione, il valore medio di 1.5 mcg/kg di peso corporeo/die come quantità tollerabile di assunzione giornaliera, se si considera un individuo di 68 kg (media per adulto femmina 62.1 kg e maschio 74.6 kg peso di riferimento per la popolazione della Comunità Europea SCF 1993) la quantità massima di assunzione giornaliera corrisponde a 102 mcg.

Calcolare la massima concentrazione di THC

In base a tale valore si può calcolare la massima concentrazione di THC presente in un alimento (mg/kg) dividendo la quantità massima di assunzione giornaliera per il consumo giornaliero dell’alimento contenente cannabis (kg).

Cereali, prodotti a base di cereali compresa pasta e prodotti da forno: Il 95 percentile della popolazione italiana consuma 0.427 kg di questa categoria di alimenti, assumendo che il 10% di tale quantità può essere costituita da semi e farina di cannabis la quantità massima ammissibile di THC dovrebbe essere di 2.4 mg/kg di prodotto.

Bevande: Per quanto siano disponibili i dati relativi ai consumi di bevande analcoliche comprese l’acqua in bottiglia, di bevande alcoliche e liquidi come caffè, tè e cioccolato, si ritiene più opportuno considerare il volume totale dei liquidi ingeriti che è di 1.619 kg per il 95 percentile della popolazione , da cui per le bevande la quantità massima ammissibile di THC dovrebbe essere di 0.063 mg/kg di prodotto.

Olio: Il database dell’EFSA riporta indicazioni relative al consumo di grassi in genere, non differenziando quelli di origine vegetale da quelli animale, si preferisce quindi prendere la somma dei consumi medi di olio di oliva e di altri semi (0.023 kg) riportati sul lavoro originale dell’INRAN ed assumerlo come consumo di olio di canapa, da cui la quantità massima ammissibile di THC dovrebbe essere di 4.43 mg/kg di prodotto.

Analisi su alimenti contenenti cannabis

Il Dipartimento del Farmaco dí questo Istituto ha in passato eseguito analisi su alimenti contenenti cannabis come ingrediente in cui è stata determinata la presenza di THC. Si riportano ad esempio alcuni valori riscontrati:

LECCA LECCA (CARAMELLA) : THC 0.083 mg/kg di prodotto;

SWISS CANNABIS PASTILLES (CARAMELLA) : A9- THC 0.020 mg/kg di prodotto;

OLIO DI SEMI DI CANAPA SATIVA : THC 0.025 mg/kg di prodotto;

HANBFLUTE (BIRRA) : THC 0.007 mg/kg di prodotto;

CANNABINO (LIQUORE) : THC 0.007 mg/kg di prodotto.

Valori THC ritenuti non psicotropi negli alimenti

Da un punto di vista strettamente farmacologico i valori trovati non sono ritenuti idonei a provocare effetti stupefacenti e/o psicotropi. Si fa presente inoltre che spesso questi prodotti denominati cannabis, cannabino, kanna, ecc. possono contravvenire al divieto di propaganda pubblicitaria come previsto dall’art. 84 del PPR 309. Per quanto riguarda l’eventuale residuo di THC e dei suoi metabolici nelle urine, l’ingestione giornaliera di 0.6mg di THC non ha prodotto positività a test gascromatografici con rivelatore a massa (GC-MS) con limite di rivelabilità di 10-15 ng/ml, di conseguenza un’ assunzione giornaliera corrispondente a 0.102 mg non dovrebbe rilasciare tracce di residui rilevabili.

Relativamente invece al passaggio del THC nel latte materno, esiste in letteratura un solo lavoro del 1982 i cui dati relativi al fumo non sono estrapolabili per valutare l’eventuale presenza di THC dopo l’assunzione di alimenti contenenti cannabis.

Presenza di THC nei semi di canapa

Si sottolinea infine che, al momento attuate, sono disponibili numerosi metodi analitici applicati agli alimenti che sono in grado di rilevare la presenza di residui di THC a livello di ppb. Relativamente al parere circa ia presenza di THC nei semi di canapa, i cannabinoli sono prodotti dai tricorni ghiandolari che sono localizzati sulle parti verde della pianta, foglie e brattee fiorati, i semi non sono sito di produzione o accumulo di tali sostanze, per cui fa possibilità di rilevarne tracce nei prodotti di lavorazione (farine e oli) è esclusivamente dovuta a contaminazione di organi florali e all’adozione di inidonee pratiche di mondatura del seme.

Il Ministero della Salute italiano il 30.10.2018 ha notificato alla Commissione europea una bozza di progetto di ‘regolamento recante la definizione di livelli massimi di THC (tetraidrocannabinolo) negli alimenti’.

https://ec.europa.eu/growth/tools-databases/tris/it/index.cfm/search/?trisaction=search.detail&year=2018&num=546&mLang=IT

In base alla Legge 242/16 art. 5, il Ministero della Salute avrebbe dovuto definire entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della citata legge i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti, ma a tutt’oggi tale indicazione non è ancora perventua.

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